” [...] Le iperboli di corpi e carni vivide esposte al sole di Costantini, offerte senza schermi moralistici, attirano voyeuristicamente la nostra attenzione, costringendoci poi a proseguire oltre la sensualità dei corpi, intuire nei frame pittorici una visione sincretica di una quotidianità anonima dipanata in lungo, desiderosa di essere guardata, ascoltata, dipinta e prossima alla consacrazione iconica conferita dal potere eterno e commemorativo della pittura che dialoga con la fotografia e inverte i ruoli di chi osserva e di chi invece è osservato [...]“.
(da testo critico Antitesi, a cura di Gaetano Salerno)