” [...] Quello che apparentemente potrebbe sembrare infatti colore, energica pennellata tracciata con dinamiche aggressioni della tela, è invece plastica industriale che l’artista da tempo recupera e riutilizza per creare l’illusione del pigmento, per organizzare una forma di comunicazione spinta ben oltre le seducenti e traslucide superfici; usando il linguaggio pittorico, senza tuttavia ricorrere ad esso, l’attenzione dell’artista si concentra così sui principi propri del dipingere e sul valore dello sguardo nei confronti di ciò che potrebbe essere ma in realtà non è, ridiscutendo il paradigma proprio dell’arte contemporanea secondo il quale nulla può essere contemporaneamente vero e verosimigliante [...]“.
(da testo critico Maurizio Bucca | Macchia, Impressione, Inganno, a cura di Gaetano Salerno)