Giuseppe Marco Basile

” [...] Nella riconoscibilità e nella dolcezza di un tratto che prescinde dalla durezza asettica di prospettive scientifiche e struttura le profondità su monocromatismi o campiture o pennellate grezze di colori giustapposti, alternando i toni caldi ai freddi, nasce così immediata una forza seduttiva che coinvolge dapprima il guardare, seguendo linermente (nell’accezione di tempo e spazio) l’incedere ininterrotto e ipnotico della pennellata curvilinea tracciata di grafite e permanent marker e poi il percepire empaticamente le forme, sottoposte quasi ad un’azione tattile che attraverso lo sguardo, in virtù di sinapsi sensoriali, ne intuisce le dimensioni, le forme e ne recupera prontamente la consistenza [...]“.

(da testo critico Giuseppe Marco Basile | Nature Astratte, a cura di Gaetano Salerno)