” [...] La freddezza emotiva conferita dal ricorso alla fotografia consente perciò una metaforica disamina del quotidiano, mutuando dai codici della pittura di genere le liceità argomentative per poetizzare la banalità dell’essere, dove ogni dettaglio significativo di un corpo, di una macchina, di un palazzo, di un agglomerato urbano diventa per l’artista il pretesto per riempire la tela pittorica della grandiosità del nulla. Destituendo il principio primo dell’apparire come forma consistente di presenza e come attestazione di esistenza, tracciare soggetti approssimativi, sottrarre a essi materia e coerenza vuol dire riportare l’attenzione su valori antitetici a quelli espressi dalle culture attuali [...]“.
(da testo critico Gianluca Aiolo | Metropolis o la città dell’ illusione, a cura di Gaetano Salerno)
Gianluca Aiolo – Metropolis (o la città dell’illusione)_testo critico