” [...] i pochi e selezionati elementi adoperati da Fabio Citton, il legno, i tessuti e il ferro, esposti per la loro intrinseca ed estrinseca bellezza (anche se logori, stropicciati, arrugginiti), evidenziano la profonda riflessione dell’artista sui meccanismi dell’espressione artistica e sulla falsità di forme di comunicazione artefatte. Gli oggetti vengono privati delle sovrastrutture, delle iperboli barocche, per lasciare invece emergere da ciascuna piega dei tessuti, da ciascuna macchia di ruggine, da ciascuna lacerazione della tela (indotta meccanicamente per scardinare l’ordine apparente determinato dalla trama e dall’ordito) improvvisi e casuali segni (elementi figurativi e astratti, croci e simboli sacrali, tagli e squarci simili a ferite). Gli interventi minimali dell’artista, ridotti a pochi e superficiali modifiche e alterazioni, esprimono l’esigenza di pervenire a forme assolute di comunicazione, orientate allo svelamento dell’elemento neutrale che libera l’oggetto artistico oltre il tempo e lo spazio, rendendolo “difficile da definire in se stesso” e contemporaneamente “aperto a qualsiasi tipo di definizione” [...]“.
(da testo critico e.t.w.a.s., a cura di Gaetano Salerno)