” [...] Attraverso reminiscenze spiazzanti – scelte tra le tante che avrebbero potuto affiorare dai ricordi – delineate intensamente da pesanti linee di contorno nere su piatte campiture di colore che ne decontestualizzano con efficacia la presenza ricollegandole alla finzione di una realtà immaginifica (quella della letteratura, del fumetto, della televisione), l’artista pone in realtà se stesso in rapporto alla sfera mediatica dei propri miti, ricreando situazioni apparentemente innocue eppure intrise d’insolita e multiforme violenza; la stessa (espressa dall’individuo contro se stesso e contro le proprie società di riferimento) che nella quotidianità è spesso celata dal buonismo, dal qualunquismo, dal relativismo e, in ultima analisi, dall’assuefazione allo status quo dell’immoto presente (per quanto fasullo e ingannevole) per il timore di un cambiamento repentino, paurosamente dinamico e reale [...] “.
(da testo critico Andrea Pezzile | Asincrono, a cura di Gaetano Salerno)