” […] Nulla appare statico in questa sequenza d’immagini che l’artista seleziona e propone senza soluzione di continuità con l’intento di realizzare un archivio del tempo che scorre, dell’essere che diviene, dell’entità biologica (testimoniata dall’immagine) che trasfigura se stessa verso altre forme possibili, potenziali luoghi dell’essere nei quali dare forma – transitoriamente – alla propria natura mutevole. L’opera d’arte trasfigurata esiste (o, alla fine del passaggio trasfigurativo, smette di esistere) come elemento sensibile non più senziente, in quanto (de)privato progressivamente della sua sostanza significante; cancellato il codice comunicativo attraverso il quale sarebbe possibile attribuirne un ruolo (o valore) espressivo, rimane, nudo e inatteso, il significato (“i significati, dopotutto, sono invisibili”, sostiene Arthur C. Danto), anch’esso preda però di false interpretazioni […] “.
(da testo critico Alessio Larocchi | Trasfigurazioni, a cura di Gaetano Salerno)
Alessio Larocchi – Trasfigurazioni_testo critico