Stefano Mariani

” […] Luoghi (o nonluoghi) familiari eppure anonimi, riconoscibili eppure impersonali, racchiusi entro l’unica persuasione della loro evidenza, le città si estendono lungo orizzonti occlusi da imponenti e incombenti cattedrali edilizie, tra il monocromo grigiore di una tavolozza controllata dai bianchi e dai neri, e rappresentano palcoscenici teatrali di storie umane parcamente accennate, anch’esse sottilmente descritte, fugacemente accennate dalla presenza di sagome ombrose, abbandonate nell’infinito presente di un incedere pigro, lungo simbolici tragitti lineari e solitari. Sospeso tra distopia e utopia, ciascuno spazio pittorico è lo spazio metaforico delle disgregazioni e degli allontanamenti sociali, la visualizzazione di una condizione esistenziale propria della contemporaneità, determinata dai silenzi e dalle incertezze che impediscono all’uomo di instaurare rapporti simbiotici e significativi con l’altro da sé, con il luogo abitato, con la propria esistenza […] “.

(da testo critico Stefano Mariani | Le città sottili, a cura di Gaetano Salerno)

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