” [...] Fissando la propria immagine dentro lo specchio per superare le crisi d’identità si intuisce, nella porzione di mondo speculare al nostro sguardo riflesso, una mera illusione; solo calandosi nella performance, instillando dentro ogni movimento l’essenza dello scorrere di un’autentica biologia (sovrapponendo così il flusso vitale della propria vita a quello delle vite altrui), il lavoro di Shakinart diviene indubitabile esperienza ontologica [...]“.
(da testo critico Shakinart | Nel Giardino Panico!, a cura di Gaetano Salerno)